Sembravano l’investimento pigliatutto e invece tra rallentamenti del mercato, scandali e crack, le criptovalute scoprono la loro drammatica debolezza. Una debolezza capace di “contagiare” anche l’economia reale.
Ce n’era una che anche l’uomo della strada conosceva. il Bitcoin. E come insegna una vecchia regola del mercato borsistico “quando anche i tassisti cominciano a parlare di oro, è ora di fuggire dal mercato a gambe levate”.

È vero su qualunque mercato, come aveva insegnato già un paio di secoli fa David Ricardo. Ma in mercati finanziari dominati dall’umore e veloci come la tecnologia digitale, la legge è ancora più valida. Qualunque titolo, o bene, cresce di valore attirando investitori ben oltre il suo valore reale e, quando i “soldi intelligenti”, ovvero quelli di chi sa, cominciano a fuggire realizzando importanti guadagni, è il cosiddetto “parco buoi” che continua a comprare, comprare, comprare, fino a spingere il listino oltre ogni ragionevolezza. E chi compra al prezzo gonfiato che precede il crollo, sarà proprio chi ci rimetterà soldi, speranze, prendendo fregature colossali che possono rovinare una vita.
Bitcoin: da 55mila a 16mila dollari
Il crollo di Bitcoin nell spazio di pochi mesi resta un caso di scuola di questo meccanismo. Chi ci aveva investito un anno fa ha perso tre quarti del suo investiomento. Cose che possono sembrare normali, su mercati hi tech per loro natura soggetti ad oscillazioni importanti e rapidissime. Basta che chi investe sia consapevole che non solo i guadagni possono essere velocissimi ma anche le perdite.
Un mercato contagiato dalle truffe
Ben più grave è il fatto che molte delle valute distribuite e sostanzialmente pagate con soldi veri si siano rivelate delle truffe. Il più grave, il più spettacolare, è stato il caso di FTX, una catastrofe finanziaria e giudiziaria che ha presto contagiato innumerevoli altre valute.
È l’Economist a sottolineare come “il disastro di FTX ha colpito in modo catastrofico un’industria che aveva già una lunga storia di fallimenti e scandali”. Anche le più solide come Bitcoin ed Ethereum sono state colpite duramente. Il direttore generale di Bankitalia, Federico Signorini ha rilasciato un’intervista nella quale rileva come le criptovalute abbiano fallito, e si dimostrino evidentemente inadatte come mezzo di pagamento, vista la loro fragilità e volatilità. Resta solo la loro funzione speculativa, che però è a questo costata carissima a moltissimi investitori/risparmiatori.

E proprio questa è la lezione che il disastro di queste monete effimere ci lascia. Il loro legame con l’economia reale, la loro capacità di rappresentare il valore di beni e servizi è, come sosteneva da lungo tempo il sistema bancario, del tutto inadeguata. Se deve arrivare un’era in cui le valute tradizionali saranno sostituite da rappresentazioni numeriche generate in computer privati, essa è ancora molto lontana.